A sostegno della mediazione.
L’indice di litigiosità di un Paese non ne misura il livello di benessere sociale. Non è un disvalore. La storia ci ha consegnato un verdetto che non ha subito smentite: i conflitti costituiscono fenomeno atavico spalmato nella universalità. Migliaia di geniali intuizioni ce ne hanno tramandato una consapevolezza transculturale.
Eraclito, intorno al 500 a.C., affermava:
Bisogna però sapere che la guerra è comune, che la giustizia è contesa e che tutto accade secondo contesa e necessità.
Un paio di millenni più tardi Niccolò Machiavelli e Thomas Hobbes, ma medio tempore il cristianesimo aveva confermato la storia, individuavano nell’ l’immanenza del “conflitto” il ruolo attivo del terzo che intervenga può ricomporne disarmonie e patologia.
Ma la resistenza alla pacificazione è un tratto caratteristico del conflitto sociale. Così i tentativi per batterla sono stati sempre all’ordine del giorno della civiltà. Ed hanno assunto, nel perdurare dell’identità sostanziale, forme di rappresentazione anch’esse identiche nella sostanza seppure diverse nella rappresentazione.
Ed ecco, di epoca in epoca, il riproporsi di modalità ricompositive dei conflitti alternative all’uso della forza o, più civilmente, al ricorso ai giudici, cioè ai processi. Ecco la mediazione trovare la via della legislazione, dopo essere stata strumento della spontaneità popolare.
Per la denominazione che si porta appresso, la mediazione, in linea generale, non è riconosciuta nella sua funzione più nobile. Infatti, viene associata o confusa con azioni relazionali comuni che intercorrono in ogni contesto civile tra coloro che, per un motivo o per l’altro, debbono “mettersi d’accordo”.
La mediazione è, “recte”, deve essere inquadrata come quell’istituto legale che viene utilizzato per anticipare o risolvere il conflitto. Ancora una volta, meglio sarebbe dire ogni conflitto, in ogni contesto in cui interessi diversi si incontrano per convergere verso un obiettivo comune, dopo che sono stati superati tutti i motivi di conflitto.
Senza indulgere a quel po’ di sociologia giuridica che legittimamente potrebbe essere richiamata, e nemmeno a quel po’ di antropologia culturale che contiene i segni dell’esistenza di processi di composizione del conflitto per via di mediazione, quindi, senza sofismi, si può dire che nonostante se ne faccia un uso marginale essa, in via astratta, può rappresentare lo strumento complementare delle politiche pubbliche che si occupano di definire gli strumenti di composizione dei conflitti.
Questo per dire che la mediazione (che vogliamo riproporre nella accezione più gradevole e convincente di conciliazione) merita un supplemento di attenzione da parte dei giuristi, per la loro funzione di servizio verso la società civile. Il cuore del ruolo della mediazione/conciliazione quindi, è costituito dalla sua capacità di incrociare il bisogno di stabilizzazione delle relazioni civili nel consorzio umano esattamente nel punto in cui non possono arrivare né la legge né il processo. La mediazione è uno strumento con pochi vincoli formali (quelli posti dalla legge, ovviamente, vanno rispettati) che espande, senza che i titolari degli interessi deleghino a terzi (ivi compreso il potere giudiziario), la regolazione sotto la propria responsabilità e da protagonisti degli “interessi che interessano”. È una terza via? È solo uno strumento alternativo di composizione del conflitto? Non mi pare. È, semplicemente, uno strumento a disposizione. Nel contesto globale, dove più forte è la crisi giuspositivistica, la crisi degli Stati e della legge; dove più forte è la crisi delle giurisdizioni, in questo contesto la mediazione ha piena cittadinanza e capacità espansiva.
Chi la interpreta, chi la anima (il “mediatore”) gioca una partita alla pari per definire le regole dello stare insieme nel livello migliore, quello in cui si pone la soddisfazione di tutte le parti, quello del “win win”. Gli avvocati ne sono autorevoli interpreti, insieme alle parti!
avv. Saveria Mobrici – Presidente dell’Associazione “Le Toghe”
avv. Alessandro Diotallevi